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Fortificazioni da scoprire – 20 anni: inventario dei monumenti militari del Cantone Ticino

Fortificazioni da scoprire
20 anni: inventario dei monumenti militari del Cantone Ticino

– Ripercorsa da Maurice Lovisa e Silvio Keller la storia di bunker, rifugi e sbarramenti –

Forti d’artiglieria, fortini corazzati, bunker e strutture sotto roccia durante le due guerre mondiali erano costruzioni militari agibili solo all’esercito.
Quando furono costruite, tra il 1848 e gli anni Sessanta del secolo scorso, pochi avrebbero potuto prevedere che un giorno sarebbero diventate un patrimonio storico da tutelare ed un’attrazione turistica da far conoscere. Ci riferiamo alle 1500 – 2000 strutture militari presenti sul territorio cantonale. Costruzioni mimetizzate e difficilmente localizzabili che il “Gruppo di lavoro per la protezione dei monumenti per le infrastrutture di combattimento e di condotta del DMF”, ha varato, nel 1993, il progetto per realizzare un inventario, avente lo scopo di mostrare le opere e gli sbarramenti di maggior interesse presenti sul nostro territorio.
Per presentare lo stato dei lavori e l’avanzamento del progetto si sono radunati in un incontro al Museo di forte Mondascia, a Biasca i responsabili del Gruppo di lavoro ADAB, con alla testa il coordinatore dell’evento, l’Architetto Silvio Keller. Durante il convivio ha preso la parola l’Architetto EPFL Maurice Lovisa (esperto di fortificazioni) descrivendo lo sviluppo del progetto ADAB negli ultimi 20 anni, e il rappresentante dell’ufficio Beni culturali Giulio Foletti.
Maurice Lovisa ha ripercorso la cronologia di questi 20 anni dando uno sguardo all’inventario che permette di notare molto rapidamente un insieme di costruzioni poco omogenee dal punto di vista tipologico. Il campo esaminato presenta in effetti, una diversità di tipi costruttivi tra le più elevate della Svizzera. Quali sono i motivi per una tale diversità ? In primo luogo il Ticino presenta una gamma di fortificazioni su tutto lo spettro dell’epoca presa in conto in questo inventario (1885 – 1995), fatto probabilmente unico in Svizzera. In secondo luogo l’estensione geografica del cantone porta al fatto che si possono trovare tanto opere di frontiera quanto opere del ridotto.
Le condizioni orografiche generali promuovono due tipi fondamentali di sbarramenti: fortificazioni di fondo valle e fortificazioni atte alla difesa di passi e colli in media e alta montagna. In terzo luogo l’alto numero di unità e comandi che hanno progettato e edificato fortificazioni nel cantone ha rafforzato questa diversità (3 Corpi d’armata, 2 Divisioni, Brigata di Frontiera 9 e Brigata montagna 11, truppe delle guarnigioni della fortificazioni del San Gottardo con i loro rispettivi uffici tecnici e capi genio, ufficio genio fronte sud, ufficiali ingenieri dell’ dell’amministrazione delle opere del San Gottardo, e ufficio federale di costruzione delle fortificazioni).
Elementi più significativi – continua Lovisa – sono il punti di massimo interesse, che si identificano nelle due piazze d’armi munite di difese fortificate: Airolo e Monte Ceneri. Le prime fortificazioni (periodo 1885 – 1920) corrispondono anche alle costruzioni di massimo interesse sotto l’aspetto architettonico (utilizzazione del granito, ricerca ancora presente di una certa estetica funzionale, primo uso del cemento armato e delle corazze metalliche).
L’elemento senz’altro più notevole si trova sulla piazza d’armi di Airolo: il forte “Fondo del Bosco” o forte Airolo, uno dei primi, se non il primo forte corazzato del suo tipo costruito in Europa, il cui valore già riconosciuto ha permesso la sua trasformazione parziale a museo.
L’inventario dovrebbe permettere di salvare le sue opere annesse (in particolare le opere di Motto Bartola e del costone di Fieudo) senza le quali risulterebbe di difficile lettura il dispositivo globale di difesa. Rimarchevoli le tre batterie di fiancheggiamento (con i loro dispositivi di fanteria) di Magadino, Gordola e Spina (Monte Ceneri) costruite per difendere la pianura di Magadino.
Di un tipo unico in Svizzera, fatta un’eccezione per Saint Maurice, presentano ognuna piccole variazione tipologiche. Per l’arco di tempo della seconda guerra mondiale, tra le molte costruzioni, l’opera d’artiglieria di San Carlo (San Gottardo) come prototipo di un nuovo tipo di forte munito di torrette corazzate armate di cannone 10,5 cm. Ma anche una piccola opera di fanteria come Gandria, la cui soluzione adottata per sbarrare l’asse stradale presenta una grande originalità.
L’inventario si è limitato allo studio delle fortificazioni federali ancora in uso (tutto il dispositivo del mendrisiotto, già liquidato, e dunque assenta).
Meritevole di un interesse sarebbero anche le numerose opere di difesa campali eseguite tanto durante la prima guerra mondiale (linea Monti di Medeglia – Alpe del Tiglio – Cucchetto, come esempio) quanto fra molti durante il secondo conflitto mondiale (zona Menegorio – All’Acqua – Grandinagia, Val Bedretto di cui non pochi resti sono ancora visibili nel territorio.
D’altro canto lo studio degli innumerevoli progetti non realizzati (forte di artiglieria a torrette nella zona del Monte Bar, esempio tra i molti per il periodo ’39 – ’45) o l’analisi del divario tra progetti e le realizzazioni (Passo del San Jorio, Passo del San Giacomo) permetterebbe di ricostruire in alquanto originale l’evoluzione dei mezzi finanziari della confederazione e i suoi rapporti con le potenze confinanti.
L’incontro è stato promosso dall’associazione FOR-Ti del museo Forte Mondascia.
Non ci resta che sperare che, grazie al presente inventario, che unitamente al progetto Interreg Forti. questi primi passi possano ricevere un’attenzione sempre maggiore presso gli operatori turistici.